Il Redditometro, ufficialmente conosciuto come “Sistema informativo per il contrasto dell’evasione fiscale”, è uno strumento utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per verificare la coerenza tra i redditi dichiarati dai contribuenti e il loro tenore di vita.
Come funziona il Redditometro?
L’Agenzia delle Entrate incrocia i dati presenti nel proprio database con quelli provenienti da fonti esterne, come:
- Acquisti immobiliari
- Registrazioni di auto e motoveicoli
- Utilizzo di carte di credito e assegni
- Consumi di energia elettrica, gas e acqua
- Partecipazione a manifestazioni sportive e culturali
- Frequentazione di ristoranti e locali di lusso
Se dai dati emerge una discrasia significativa tra il reddito dichiarato e il tenore di vita effettivo, il contribuente potrebbe essere sottoposto a controlli fiscali per verificare la presenza di eventuali evasioni.
riassunto delle tappe principali:
1992: Introduzione del Decreto Ministeriale 10 settembre 1992 che stabiliva i primi indici e coefficienti presuntivi di reddito basati su beni e servizi posseduti dai contribuenti.
2007: Riforma con la Legge 248/2007 che introduceva il “redditometro elettronico”, un sistema informatico per l’incrocio di dati tra Agenzia delle Entrate e altre amministrazioni.
2010: Potenziamento del Redditometro con il Decreto Legge 78/2010 che ampliava il ventaglio di dati utilizzabili e introduceva l’obbligo di comunicazione per alcune categorie di professionisti.
2014: Sospensione temporanea del Redditometro con il Decreto Legge 63/2014 a causa di dubbi sulla sua costituzionalità e critiche per la violazione della privacy.
2015: Reintroduzione del Redditometro con la Legge di Stabilità 2016 (Legge 167/2015) e l’emanazione di un nuovo Decreto Ministeriale 16 settembre 2015 che definiva le modalità di funzionamento.
2018: Sospensione nuovamente con il Decreto Dignità (Decreto Legge 106/2018) per tutelare i contribuenti e ridurre il contenzioso fiscale.
2024: Reintroduzione parziale del Redditometro con il Decreto Fiscale 2024 (Decreto Legge 34/2024) che ne limita l’utilizzo a casi di rischio elevato e introduce maggiori garanzie per i contribuenti.
Obiettivo del Redditometro:
- Contrastare l’evasione fiscale e promuovere la giustizia fiscale.
- Tutelare i cittadini onesti che pagano regolarmente le tasse.
- Recuperare le risorse sottratte al fisco attraverso l’evasione.
Il Redditometro è stato oggetto di numerose critiche fin dalla sua introduzione nel 1992.
Le principali critiche riguardano:
Violazione della privacy: Il trattamento di un’ampia gamma di dati sensibili dei contribuenti, come quelli relativi agli acquisti immobiliari, alle utenze domestiche e alle frequentazioni di locali pubblici, solleva dubbi sulla tutela della privacy.
Sistema iniquo: Il Redditometro può colpire ingiustamente chi ha semplicemente uno stile di vita frugale o chi ha ereditato beni di valore. Inoltre, il sistema non tiene conto di tutte le possibili fonti di reddito, penalizzando in alcuni casi chi ha redditi non dichiarabili.
Mancanza di trasparenza: Non sempre è chiaro come l’Agenzia delle Entrate selezioni i contribuenti da sottoporre a controllo e quali criteri utilizzi per valutare la loro coerenza reddituale. Questa mancanza di trasparenza può creare incertezza e preoccupazione nei cittadini.
Inefficacia: Alcune critiche mettono in dubbio l’efficacia del Redditometro nel contrastare l’evasione fiscale in modo significativo. Si sostiene che il sistema sia facilmente aggirabile dai contribuenti evasori e che i costi di gestione siano sproporzionati rispetto ai benefici.
il Redditometro rimane uno strumento controverso, ma rappresenta un impegno da parte del fisco a contrastare l’evasione fiscale e a tutelare i cittadini onesti. L’obiettivo è quello di raggiungere un giusto equilibrio tra la lotta all’evasione e la tutela dei diritti dei contribuenti.